Psicodramma freudiano

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Lo Psicodramma

Lo Psicodramma è una invenzione di J. L. Moreno. Si tratta di una pratica simile al teatro.

“Teatro della spontaneità” è la prima definizione che Moreno coniò per le sue esperienze di questo  “teatro” nei giardini di Vienna.

Il termine psicoterapia di gruppo compare qualche anno dopo, nel 1914; per tutta la vita Moreno elaborò la sua invenzione, che è stata ripresa da altri con varianti e modifiche, ove la rappresentazione teatrale attinge a vicende della vita dei partecipanti a questi gruppi con intenti genericamente terapeutici derivanti da effetti catartici in qualche maniera fonte di sollievo e di liberazione. La parola terapia meriterebbe delle precisazioni  che nell’economia di questa presentazione scelgo di rimandare ad una eventuale discussione anche se non potrò fare a meno di farne alcuni cenni.

Negli anni 70 due coniugi francesi, psicoanalisti, che seguivano a Parigi l’insegnamento di J. Lacan, adottarono il modello di rappresentazione dello Psicodramma alla luce delle scoperte freudiane e del “ritorno a Freud” sostenuto dalla elaborazione di J. Lacan.

Veniva istituita di fatto una pratica psicoterapeutica originale che differisce radicalmente da quella di J. L. Moreno. Rimane in comune la modalità della rappresentazione che è intesa in modo diverso. Nello Psicodramma freudiano l’aspetto catartico (liberatorio) è ritenuto secondario e  il termine stesso rappresentazione viene sostituito con quello di “gioco”.

 

Lo psicodramma freudiano

Una domanda che di solito ci viene posta riguarda il motivo per il quale definiamo lo Psicodramma di cui vi parlo “Freudiano”.

La risposta è: perché chi lo pratica è freudiano.

Si tratta a questo punto di intenderci su questa parola.

Freudiano è chi si è convinto della esistenza di “Inconscio” e “Pulsione”; sono due termini fondativi  che caratterizzano il lavoro originale di Freud e non si possono ricondurre a nessun altro lessico. Detto in altro modo è freudiano chi riconosce che l’uomo ha la competenza di distinguere una esperienza di piacere da una di dispiacere e di  riconoscere che l’eccitamento per muoversi verso la meta della soddisfazione proviene dall’esterno ed ha che fare con la relazione con un altro.

Il dispositivo freudiano del divano e della poltrona, con la regola per il paziente di parlare senza omettere e senza sistematizzare i suoi pensieri e con il corrispettivo per l’analista di ascoltare con attenzione fluttuante, ha lo scopo di creare delle condizioni favorevoli perché accada che le capacità originarie, di cui ho detto, si riattivino.

Lo Psicodramma freudiano ha il medesimo intento avvalendosi di un dispositivo totalmente diverso rispetto alla psicoanalisi. I pazienti sono un piccolo gruppo, non c’è un solo terapeuta ma due che si alternano di seduta in seduta nelle funzioni di animatore e di osservatore. I pazienti accettano di essere disponibili a parlare, quindi a relazionarsi tra loro,  anche con la modalità del “gioco”. Che è una azione, come del resto il parlare, ma che è inserita all’interno di un patto stabilito tra ciascun paziente e uno dei terapeuti nel corso di uno o più colloqui preliminari.

La constatazione dalla quale si muove il terapeuta freudiano è che l’inconscio di ciascuno è il vero terapeuta. Allo stesso tempo ciascuno è abitato da istanze ideali che contrastano fino a sostituire il lavoro dell’inconscio. Questo lavoro consiste, fra l’altro, nel predisporre uno spazio, un posto, per un altro soggetto per verificare la possibilità di una relazione soddisfacente per entrambi. E’ questa una definizione parziale, ma importante, del concetto freudiano di transfert.

L’inconscio freudiano è dunque un pensiero, una memoria, della soddisfazione che segue ad un eccitamento, una chiamata, che proviene dall’esterno. Ciascuno si può trovare nella posizione di essere eccitato o in quella di eccitare un altro anche se non va da se che questa eccitazione si concluda in modo soddisfacente. Non va da se perché purtroppo nessuno è esente dalla psicopatologia che può arrivare ad una fissità tale da configurare quelle che conosciamo come nevrosi, perversioni e psicosi.

 

Il  dispositivo dello Psicodramma freudiano.

Un aspetto che volevo precisare è che questo dispositivo ha anche la caratteristica di essere, come mi piace ripetere,  estremamente duttile e malleabile. Si presta, infatti, ad essere usato proficuamente anche con finalità diverse da quelle propriamente terapeutiche.

Mi limiterò ad elencarne alcune delle più sperimentate:

–       con i bambini che non sono in grado di fare una domanda di cura,

–       con gli adolescenti che spesso non domandano una cura ma palesano un disagio con comportamenti che allarmano la famiglia o il sociale e sono avvertiti soggettivamente, almeno in parte, come ego distonici,

–       con pazienti adulti che non formulano una domanda di analisi, o che temono una relazione terapeutica individuale, o che sono rimasti delusi da una precedente terapia,

–       con psicoterapeuti, anche di indirizzo teorico diverso da quello freudiano, come modalità di supervisione del loro lavoro professionale,

–       con operatori che svolgono una delle “professioni di aiuto”, o professionisti per i quali le relazioni interpersonali rivestono particolare importanza.

–       …altre applicazioni.

Usi molteplici ma con il medesimo intento di stimolare il pensiero e aprire un spazio per pensieri nuovi. Freudianamente sono i pensieri, le teorie, le visioni del mondo che stanno a monte della psicopatologia.

I gruppi sono aperti, l’entrata e l’uscita dal gruppo è libera; ha come sola condizione: la disponibilità a parlarne con uno dei terapeuti.

Il gruppo, come istituzione, è virtualmente  eterno.

C’è voluto Freud per evidenziare che la maggiore parte dei disordini psicopatologici  non seguono la legge causa effetto come avviene per le malattie di competenza medica. Piuttosto si tratta della distinzione tra vero o menzogna.

Di conseguenza Freud ha parlato di scelta della psicopatologia.

Ora se si tratta di scelta la eziologia, la terapia e la guarigione assumono connotazioni diverse rispetto al campo della medicina scientifica. Sopratutto decade la modalità di intervento medico. Questo è transitivo, vale dire che l’azione terapeutica è decisa e attuata dal medico e il paziente può solo accettarla o rifiutarla.

La psicoanalisi nasce proprio dalla rinuncia a questa modalità di intervento rovesciando la prospettiva e mettendo il paziente, o meglio il suo inconscio, a svolgere il lavoro terapeutico. Non da solo (non c’è autoanalisi) ma in relazione con un altro.

Rimane dunque nella psicopatologia, intesa freudianamente, il concetto di malattia (qualcosa disturba, non va) e quello di guarigione (le cose vanno meglio). E’ il concetto di terapia che è originale perché si basa sul lavoro di pensiero, di elaborazione, del paziente che scaturisce perché reso possibile dalle condizioni della relazione. Il curante assume la posizione di ascolto in un certo modo passiva, meglio recettiva, in ogni caso è il paziente che è messo al lavoro.

Nel gruppo di Psicodramma freudiano ci sono  relazioni  fra i pazienti, come in altre terapie di gruppo, queste relazioni grazie al “gioco” passano in un altro registro rispetto alle dinamiche di gruppo. Compito degli psicodrammatisti è fare si che la rappresentazione non si esaurisca nel produrre un effetto catartico, come in altre forme di psicodramma, ma induca una elaborazione.

Detto questo vi sarà più agevole riconoscere che la relazione su di caso clinico trattato secondo l’ottica freudiana è pressoché  impossibile. E’ sempre parziale, a volte fuorviante, spesso ingiusta se non offensiva per il paziente  facendo perdere di vista l’assunto freudiano che sostiene che il paziente ha pure   le sue ragioni anche se parte da un errore, nel quale è stato indotto, e che non è in grado di correggere da solo.      Queste difficoltà sono ancora maggiori quando si tratta di parlare di un  paziente curato in gruppo. Occasione per precisare che lo Psicodramma freudiano non è una terapia  di gruppo ma in gruppo, forse sarebbe più preciso dire in un collettivo.

Dr. Giorgio Tonelli

Tutti gli articoli della categoria “Psicodramma” presenteranno spunti di riflessione e di lavoro relativi alla teoria e all’utilizzo della tecnica dello Psicodramma freudiano.

 

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