L’Associazione Compagnia S. Freud presenta il progetto INCIAMPI: NUOVE NARRAZIONI PER SUPERARE GLI OSTACOLI SOCIALI

Il mondo della cura oggi deve trovare modalità d’intervento sociale e/o educativo valide, soprattutto quando coinvolge soggetti con ostacoli sociali (ex-tossicodipendenti, famiglie multi-problematiche, caregivers di persone con disabilità, disoccupati). La Compagnia S. Freud ha come scopo quello di sviluppare capacità e conoscenza in una prospettiva personale e civica e vuole sensibilizzare alla salute psichica per tutti. Sostiene lo studio e lo sviluppo dello psicodramma Freudiano e della psicoanalisi applicandoli nella sperimentazione di nuovi interventi con lo scopo di sostenere chi lavora con le marginalità e le persone che vogliono migliorare i loro approcci con essi, creare nuove alleanze e diversificare l’offerta per adulti, internazionalizzare la formazione allo psicodramma.

Le attività promosse dall’associazione hanno come destinatari (learners) insegnanti, operatori sociali, educatori, studiosi, psicologi e psicoterapeuti, assistenti sociali, professionisti dell’aiuto e studenti universitari.

Con il progetto “Inciampi” l’associazione si è aperta a learners appartenenti a gruppi con minori opportunità, ed ha creato dei percorsi ad hoc da svolgere in collaborazione con enti partners.

Tutte le marginalità sono accomunate, a causa di contingenze socio culturali oppure per eventi traumatici a cui sono stati sottoposti, dalla necessità di sviluppare o riparare/ristrutturare alcune competenze per la vita

Dalla riflessione con gli enti sostenitori del progetto, abbiamo capito che una delle sfide maggiori nell’incontro con gli adulti con ostacoli economico-sociali o i loro caregivers, è coinvolgerli in percorsi con finalità specifiche che non siano sostegno al reddito ma esperienze trasformative. Quale offerta per accompagnarli in un cambiamento e favorire una nuova narrazione di sé per integrarsi nuovamente nella società? Per rispondere abbiamo sperimentato dei gruppi di psicodramma freudiano sottoponendoli poi ad una revisione scientifica, in modo da ratificare un modello di intervento che poi possa essere replicato.

Presentiamo di seguito una breve presentazione degli interventi effettuati.

Incontri presso la Caritas Montelabbate

L’esperienza si avvia con la richiesta di collaborazione e sostegno al progetto Erasmus+, l’integrazione degli adulti a rischio di marginalizzazione. Si è pensato di rivolgere l’invito alle sole donne, immigrate proventi dalla Nord Africa, Senegal, Sri Lanka, i cui mariti sono impegnati in fabbrica mentre loro fanno piccoli lavori di assistenza familiare, soffrendo una particolare condizione di solitudine ed emarginazione. Sono stati pensati e realizzati quattro incontri: un primo di presentazione, e tre di discussione.

Ci siamo interrogate, sin dall’avviamento del progetto, se la psicoanalisi ed in particolare il dispositivo dello psicodramma freudiano, potesse rappresentare uno strumento adeguato per poter ascoltare una realtà tanto influenzata dal peso di un Reale così ingombrante. Sin dall’avvio dell’esperienza con il gruppo ci siamo rese conto della difficoltà ad avvicinare le persone che si rivolgevano alla Caritas, delle quasi 50 famiglie, in cui preferibilmente le donne si rivolgevano ai servizi offerti, soltanto 4 si sono presentate all’appuntamento.

La comunicazione all’interno del gruppo non è facile, innanzitutto per le difficoltà linguistiche: sono in Italia da molti anni, ma non parlano italiano con nessuno, sono quasi sempre in casa e quando lavorano stanno in silenzio come, d’altronde, viene chiesto loro.

Chiediamo loro qualcosa della loro storia, dei loro desideri lavorativi, ma ci troviamo davanti alle loro facce perplesse, non sono abituate a pensare cosa desiderare.

Solo nel secondo appuntamento ci hanno potuto dire che parlare di problemi e difficoltà è un argomento “impossibile”, non se ne parla se non in famiglia o si tiene tutto per sé.

Anche lo stesso discorso intorno alle loro condizioni di difficoltà economica e lavorativa incontra paura del giudizio e vergogna, è come se fosse preclusa la possibilità di affrontare la propria presa soggettiva di quanto sta avvenendo nella loro vita, diranno “si va avanti” in una logica di un “accontentarsi” rimanendo fuori dal discorso su di sé.

La cosa che ci ha sorpreso ancora di più è stata la risposta da parte delle istituzioni che sarebbero favorevoli ad una autentica integrazione, ma che hanno difficoltà a pensare progetti con loro, anche se continuano a fare su di loro progetti in cui vengono messe a disposizione risorse “bonus” di vario genere, e pur tuttavia non prevedendo uno spazio per l’ascolto.   

Gruppo dis-occupare – occupare

Il gruppo di psicodramma che si è svolto presso la Camera del Lavoro di Firenze, in collaborazione con la categoria Nidil- cgil, ha avuto una cadenza settimanale per un totale di 4 incontri.

L’invito metteva in evidenza la questione del “ri-orientarsi verso i propri desideri, per rientrare nel modo del lavoro con più energie”, e proponeva di fare un “buon uso” del proprio tempo, intendendo con questo che il gruppo poteva essere un “buon uso”. Altri significanti evidenziati dall’invito erano il “futuro” e l’ “elaborazione” del passato. Gli incontri erano gratuiti ed aperti.

Ciascun partecipante ha fatto un leggero movimento. Quello che ho rilevato come interessante è un cambiamento nella visione del “lavoro” e una interrogazione sulla propria posizione in merito alla “ricerca” del lavoro. 

Il lavoro è stato descritto inizialmente come oggetto perduto. Tutti hanno raccontato come fosse accaduto e come li ha colti questa “perdita”. L’inatteso di un licenziamento anche se l’azienda non sembrava in sofferenza, il disatteso di un accordo verbale precedente con i datori di lavoro, la delusione di una prospettiva o una promessa non realizzata.

Per Eleonora il gruppo di psicodramma è stata una risposta a questa difficolta, specifica, della ricerca del lavoro, in cui spesso si è soli. Il gruppo offre un posto in un legame diverso che lei mostra di apprezzare molto, interagendo tanto e ascoltando in modo attento. L’interrogativo su cosa desiderasse fare ha preso forma, rivelando una visione idealizzata di sé e di cosa desidera fare.  

Il suo discorso ha virato da “sono molto brava nel lavoro che facevo nell’azienda e mi piaceva” ad un’apertura in cui l’ideale di “quella che sa fare le cose e che faceva un lavoro in cui era soddisfatta” cede un pochino il passo ad una messa in questione a partire dall’introduzione di una perdita (passando dall’identificazione nel gruppo dei disoccupati) e da un poter dire la propria confusione su cosa desidera. Arriva alla messa in moto di una ricerca attiva del lavoro, infatti al terzo incontro racconta delle ricerche fatte, dei siti esplorati e dispensa consigli all’altro partecipante, proponendosi di aiutarlo in questo.

Lorenzo mi chiama per iscriversi. Nella telefonata è un fiume: ce l’ha con l’azienda che lo ha licenziato, ce l’ha con la cgil che gli sta “combinando casini” con la disoccupazione, che non difende i diritti. È tanto arrabbiato. “è buono che ci sia la psicologa anche a questi incontri, perché ne ho bisogno in questo momento”, dice. 

Si presenta, racconta dei suoi lavori passati, che è stato un lavoratore sempre ligio, che non si meritava questo licenziamento. È in movimento attivo nella ricerca del lavoro: sta mandando curriculum, sta facendo colloqui, si è iscritto ad un corso regionale per prendere la patente da “mulettista”. Il primo gioco che mette in scena è quello di un colloquio. È un colloquio in cui lui si mette in mostra bene, con umiltà e semplicità. Spesso nel gioco, e anche dopo da posto, dice che a lui “basta lavorare”, “qualunque lavoro sia”. 

Nell’ultima seduta Lorenzo è furente per aver scoperto di ricevere una NASPI molto più bassa del suo stipendio solito. Propongo a Lorenzo di giocare il momento in cui scopre la cifra della Naspi. Il gioco vede Lorenzo che si arrabbia e ne parla con il figlio che gli risponde: “che vuoi babbo…io lavoro in un bar a nero tutti i giorni per 500 euro…” . 

Il gioco fa parlare gli altri membri del gruppo e Ale dice: “Ho visto l’impotenza” rispetto al capo. Il secondo gioco viene da un racconto di Michele: il suo capo lo riprende perché va via dal lavoro 20 minuti prima mentre nei due giorni precedenti era andato via 1 ora dopo il suo turno per completare alcuni lavori e questo non gli era stato riconosciuto. Viene chiamato a giocare Lorenzo che durante il gioco, per un cambio, fa la parte di Michele. Da posto dirà: “io avrei detto qualcosa sui due giorni precedenti” ma nel gioco si vede, per entrambi, l’impossibilità di rispondere al capo. Da posto, Lorenzo recupera nella memoria un ricordo: delle ragazze, nell’azienda in cui lavorava venivano trattate male, pagate male e sono andate via. Dice: “Farei di tutto…ma un lavoraccio no”. 

Rimando a tutti che pare che la dignità sia un punto su cui non si è disposti a cedere e che questo, è una buona cosa. 

A conclusione della seduta Lorenzo è tranquillo e durante i saluti mi dice “mi scusi, ero molto arrabbiato ieri e anche quando sono arrivato qui. Ma poi mi sono tranquillizzato. Grazie”.

Gruppo Caregiver e Operatori Domus

È stato avviato un gruppo aperto a caregiver e ad operatori della struttura Domus, una casa di riposo specializzata in servizi di accoglienza di anziani semi e non autosufficienti.

Si presentano 14 partecipanti, quasi la totalità sono operatori (infermieri e OSS) e solo un piccolo gruppo di caregiver (3), tutte donne. Il conduttore presenta il pre-testo: l’inciampo. Così iniziano le associazioni da parte di ogni partecipante. L’ostacolo che costringe a fermarsi; il cadere; il rialzarsi. E allora l’interrogativo: come si affronta l’inciampo? È Maria, un’OSS, la prima a riportare la sua di modalità di risposta all’inciampo, e lo fa portando però la sua storia personale, le separazioni, i lutti, il suicidio del fratello.

In associazione alle parole di Maria, parla Chiara che si lega portando anche lei la perdita del fratello: “a volte basta una parola dell’altro per sentirsi accolti, ascoltati, non più soli”. È questo il sentimento che Chiara ha sperimentato nel portare sua madre proprio in questa struttura, combattuta tra il senso di colpa e la paura di abbandonarla e la necessità di trovare un luogo sicuro di cura. Proprio questo conflitto interiore porta ad un’altra associazione, quella relativa ad uno scambio/scontro avvenuto proprio tra Chiara e sua madre, in cui Chiara riferisce, per la prima volta nella sua vita, di aver urlato a squarciagola contro una madre da sempre dominante e controllante, riversando su di lei tutta la rabbia e la frustrazione accumulata da anni, e una madre che rimane muta, senza una parola di consolazione, dimostrando quanto si inciampi in cordoni ancora difficili da tagliare.

Si propone di mettere in scena questo ricordo: Chiara sceglie proprio Maria per rappresentare sua madre ma, nel gioco, Chiara nel suo posto rimane ammutolita, gelata, bloccata, mentre Maria nel cambio di ruolo si dà parola, urla, con sue parole, contro questa madre, inconsciamente forse pensando alla propria.

Ma allora che farsene di questa rabbia, come riuscire a superarla? Tendendo la mano all’altro, con-dividere con l’altro, ma anche lasciandosi accompagnare dall’altro, come il racconto di un’altra infermiera suggerisce, la quale riporterà poi il suo “primo passo” in questa struttura, in questo lavoro così complesso.

Gruppo genitori – Manmamma

Il gruppo nasce dal desiderio di lavorare con l’adolescenza a vario titolo, per tale lavoro si è scelta un’associazione sul territorio che si occupa di minori, ragazzi e famiglie, un contenitore con l’intento di accogliere genitori di ragazzi adolescenti che si trovano ad affrontare questa complessa fase, che a volte non trova “spazi di parola” utili a dare un posto anche all’emotività delle famiglie e agli “inciampi” che si incontrano.

Il gruppo di genitori vede la partecipazione di 7 persone, tutte donne, madri di adolescenti e bambini che, a partire dall’inciampo come pre-testo, iniziano ad interrogarsi sulla difficoltà di comprendere i propri figli in adolescenza, quando la comunicazione inciampa e le distanze si allungano. “Una madre – dice qualcuno – riesce sempre a scorgere i segnali che un figlio comunica, al di là delle parole; e per una madre i figli devono rispondere, aderire completamente alle sue richieste”. Come per una partecipante, una madre di tre figli, che porta un momento con suo figlio Diego, il primogenito, il più grande, al quale delega, spesso, la responsabilità di badare ai due più piccoli; la madre chiede sostegno al figlio più grande il quale però si autorizza a rispondere: “Badali tu i bambini, sei tu la madre!”. È attraverso la messa in scena nel gioco psicodrammatico di questo momento che la madre, nel cambio di ruolo, può cogliere il punto di vista di Diego, riconoscendo che, nella parte del figlio, chiede anche lui di essere visto in quanto bambino, di riservargli uno spazio privato, con uno sguardo privilegiato, unico, solo su di lui; “sono anche io un bambino” sembra dire Diego a sua madre.

Incontri rivolti ai caregiver familiari degli ospiti della Residenza Sanitaria Psichiatrica “Le Radici” e il Gruppo Appartamento “La siepe”.

È stata inviata a tutti i familiari degli ospiti una lettera di invito a partecipare a due incontri di psicodramma freudiano, al fine di creare uno spazio per fermarsi a ripensare e riflettere sugli inciampi che ciascun caregiver può incontrare nel fronteggiare la malattia del proprio familiare.

Per facilitare la presa di parola e la messa al lavoro si è pensato di proporre per ciascun incontro un tema. Gli argomenti proposti sono stati:

Ø il carico di cura, inteso come i livelli di carico percepiti dai familiari a fronte della disorganizzazione sintomatologia, della conflittualità o l’ostilità manifesta in famiglia, dell’ideazione suicidaria, della cronicità della malattia, dello stigma sociale e delle possibili ricadute.

Ø il distacco, ovvero l’insieme dei sentimenti provati dai parenti nel momento del ricovero di un proprio familiare e probabilmente rivissuti successivamente ogni qualvolta deve essere riaccompagnato in struttura dopo un’uscita in famiglia o una breve permanenza a casa.

Nel primo incontro emerge l’urgenza di raccontare la condizione della malattia mentale dei propri familiari, senza inizialmente riuscire ad entrare nel proprio vissuto soggettivo. Tuttavia, un po’ alla volta il dispositivo ha facilitato la messa al lavoro, spostando il discorso su un piano più soggettivo e facendo emergere argomenti sensibili tra cui: il non sentirsi mai pronti o adeguati, il senso di colpa, la preoccupazione riguardo al “quando non ci sarò più”, la paura per i loro comportamenti, la pericolosità, il non sapere circa le origini della malattia, il salvarli così come il salvarsi, l’ambivalenza amore/odio, l’impotenza, l’imprevedibilità.

Nel secondo incontro si fa un gioco in cui M. parla dell’inciampo di una telefonata ricevuta di notte dalla Tailandia dove il figlio era stato fermato in aeroporto perché stava cercando di portare una katana; M. sceglie A. per fare la parte del figlio. Nel commento M. dirà di essersi sentita a disagio nella sua parte e, al momento dello scambio di posto, di “essersi sentita come lui: gli stupidi sono sempre gli altri”. V. interviene dicendo che anche lui ha ricevuto una telefonata in cui la figlia pretendeva che lui la andasse a prendere in tarda sera perché non aveva voglia di aspettare il treno successivo a quello che aveva perso. Nel gioco che segue viene fatto un cambio di posto e alla conclusione, quando viene riportato a parlare dal suo stesso posto, V. fa un lapsus e continua invece a parlare facendo ancora la parte della figlia. L’osservatore commenterà che l’errore di V. ci dice che è comodo stare nel posto dell’altro ed è più difficile stare nel posto del genitore, del bravo genitore, questo discorso si ricollega alla sessione precedente ed alla questione del senso di colpa con cui M. aveva aperto. Ecco che si vede come l’ultimo gioco della seconda sessione risponde alla questione che M. aveva sollevato nel suo prendere per prima la parola nella prima sessione.

I terapeuti si sono mossi col desiderio di accogliere la domanda di un’utenza che spesso non trova uno spazio di ascolto sufficiente, ma che presenta evidenti domande e criticità. In questo ambito lo psicodramma ha favorito il confronto e la messa al lavoro a partire dal contributo che ciascuno partecipante ha potuto offrire, esponendo i propri “inciampi”. Questi hanno trovato ascolto e sono stati accolti e lavorati dal gruppo attraverso i giochi, consentendo a ciascun partecipante di cogliere l’occasione di riflettere sul beneficio che hanno tratto dal prossimo.

Nuove modalità d’intervento sociale e/o educativo per soggetti in condizioni di marginalità

Il mondo della cura oggi deve trovare modalità d’intervento sociale e/o educativo valide, soprattutto quando coinvolge soggetti con ostacoli sociali (ex-tossicodipendenti, famiglie multi-problematiche, caregivers di persone con disabilità, disoccupati). La Compagnia S. Freud ha come scopo quello di sviluppare capacità e conoscenza in una prospettiva personale e civica e vuole sensibilizzare alla salute psichica per tutti. Sostiene lo studio e lo sviluppo dello psicodramma Freudiano e della psicoanalisi applicandoli nella sperimentazione di nuovi interventi con lo scopo di sostenere chi lavora con le marginalità e le persone che vogliono migliorare i loro approcci con essi, creare nuove alleanze e diversificare l’offerta per adulti, internazionalizzare la formazione allo psicodramma.

Le attività promosse dall’associazione hanno come destinatari (learners) insegnanti, operatori sociali, educatori, studiosi, psicologi e psicoterapeuti, assistenti sociali, professionisti dell’aiuto e studenti universitari. 

Con il progetto “Inciampi: nuove narrazioni per superare gli ostacoli sociali” finanziato dal programma Erasmus+, l’associazione si è aperta a learners appartenenti a gruppi con minori opportunità, ed ha creato dei percorsi ad hoc da svolgere in collaborazione con enti partners. È stata una esperienza entusiasmante che ha visto un momento di sperimentazione seguito da un momento di confronto teorico pratico a Parigi, sostenuti dalla SEPT. 

Tutte le marginalità sono accomunate, a causa di contingenze socio culturali oppure per eventi traumatici a cui sono stati sottoposti, dalla necessità di sviluppare o riparare/ristrutturare alcune competenze per la vita.

Dalla riflessione con gli enti sostenitori del progetto, abbiamo capito che una delle sfide maggiori nell’incontro con gli adulti con ostacoli economico-sociali o i loro caregivers, è coinvolgerli in percorsi con finalità specifiche che non siano sostegno al reddito ma esperienze trasformative. Quale offerta per accompagnarli in un cambiamento e favorire una nuova narrazione di sé per integrarsi nuovamente nella società? 

Per rispondere abbiamo sperimentato dei gruppi di psicodramma freudiano sottoponendoli poi ad una revisione scientifica, in modo da ratificare un modello di intervento che poi possa essere replicato. Le narrazioni che abbiamo raccolto durante la sperimentazione sono state come un prisma, in cui abbiamo potuto guardare, tirando fuori frammenti di discorsi personali che hanno permesso ai partecipanti di guardarsi da un punto di vista diverso e avviarsi verso nuovi percorsi, sperimentando, uscendo dal guscio sintomatico che non gli permetteva di affacciarsi alle opportunità prospettate dagli enti ospitanti. 

Dal 28 novembre all’1 dicembre 2024 a Parigi in occasione del 14° congresso della Societé d’etude du psychodrame pratique et theorique (SEPT) si è svolta la formazione “Inciampi-Erasmus+” rivolto ad operatori delle professioni di aiuto che a vario titolo si occupano di soggetti con difficoltà di integrazione sociale e accesso ad attività lavorative. 

In una sezione del congresso e delle attività formative, diversi operatori provenienti da ogni parte d’Italia, hanno relazionato ai colleghi francesi in merito alle loro esperienze portate avanti con tale tipologia di utenti tramite la tecnica dello psicodramma freudiano. L’interesse dei casi trattati risiedeva nella evidenza che spesso la difficoltà ad integrarsi in condizioni socio culturali non facili, affondi le sue radici in personali nodi conflittuali, modalità disfunzionali di relazione, vecchi “rospi” mai verbalizzati e mai giocati. A tale proposito la tecnica psicodrammatica dimostrava un’incredibile velocità nel portare il soggetto al nocciolo del suo problema con l’Altro e col mondo. Ma la cosa più avvincente è stata la partecipazione degli operatori stessi ad un gruppo di psicodramma di supervisione, abilmente condotto da Marie-Noelle Gaude e Isabelle Andreu, nel quale giocare le proprie personali impasse lavorative. Anche gli operatori, come a suo tempo i loro utenti, hanno ritrovato alla radice delle suddette impasse il proprio personale taglio soggettivo costituitosi nel rapporto col proprio Altro. È stata un’esperienza coinvolgente e toccante e anche il fatto che si sia giocato su un parquet di quercia bianca veramente bello deve avere avuto il suo peso.

Muoversi, spostarsi, viaggiare per incontrare gli altri, confrontarsi, aprirsi, interrogarsi. Queste sono state le chiavi di quest’Erasmus+, che ci ha portato a formulare delle vere e proprie proposte di lavoro per gli operatori che si confrontano con le marginalità. 

Per questo abbiamo preparato un calendario, per cui tutti gli operatori e gli enti del mondo Erasmus+ e oltre che vogliono sperimentare il dispositivo dello psicodramma freudiano per generare nuove narrazioni con le persone con ostacoli sociali. 

Per maggiori informazioni scrivete a

compagnia.s.freud@gmail.com

Condoglianze

La scomparsa del dott. Pier Vittorio Bovoli ci addolora.

Lo ricordiamo con alcune parole del Presidente Antonella Minnucci: “Lo conobbi alla fine degli anni ottanta. All’epoca mi avvicinavo al dispositivo dello Psicodramma freudiano. Nei lunghi anni di formazione, è sempre stato un collega attento e delicato.

Gentile, dialogante, interessato alle varie attività realizzate dall’Associazione Giovanni B. Roseo, a cui è stato iscritto per diversi anni e che ha sostenuto anche nel successivo passaggio ad Associazione “Compagnia S. Freud”.

Quando arriva la morte, le parole mancano sempre; le cerchiamo con attenzione e affetto solo quando, chi lascia la vita, è una persona con la quale abbiamo condiviso un’esperienza”

Associazione Compagnia S. Freud

Accoglienze e nuovi inizi Convegno

Per ulteriori informazioni: compagnia.s.freud@gmail.com

Per iscriversi al Convegno cliccare sul link sottostante e compilare il modulo:

ISCRIZIONE al Convegno

Scadenza iscrizioni 20 novembre 2023

Per chi lo desidera è possibile, su prenotazione, pernottare e/o richiedere eventuale disponibilità per i pasti direttamente in struttura contattando Villa Borromeo – Casa per ferie alla mail: info@villaborromeopesaro.it oppure allo 0541391355.

Il convegno nasce come iniziativa centrale all’interno del progetto Erasmus+ “Accoglienze: intervento sociale, marginalità, relazioni”.

L’obiettivo del convegno è esplorare gli effetti nel sociale dell’intervento clinico, rivolto a popolazioni fragili, mettendo in luce i benefici in termini preventivi e di cura.

La finalità è quella di uscire dalla logica di considerare l’intervento sociale principalmente pedagogico, evidenziando l’efficacia di un intervento orientato dalla clinica.

Le giornate di studio si avvarranno dello psicodramma freudiano come dispositivo per l’attivazione delle conoscenze ed esperienze pregresse per favorire un ascolto alle tematiche teoriche più avvertito, presente e coinvolto; favorendo una cristallizzazione delle conoscenze apprese nell’esperienza pratica con lo psicodramma.

Le giornate sono rivolte a psicologi, insegnanti, assistenti sociali, educatori, operatori sociali e medici e sono accreditate al sistema ECM. 

In memoria di Orfeo Verdicchio

Porgiamo un ultimo saluto al dottor Orfeo Verdicchio, psicoanalista e psicodrammatista; ha sempre creduto nella scoperta freudiana dell’inconscio e nelle sue varie attività, non solo quella libero professionale ma anche nel rapporto con le istituzioni, ha sempre avuto il coraggio di inventare una proposta per i suoi ragazzi mantenendo sempre vitali la sua etica e il suo interesse per l’inconscio e per il soggetto, uno per uno.

Lo ricordiamo attraverso le sue parole, tratte dal libro “Lo psicodramma freudiano. Una pratica originale per il trattamento del conflitto psichico”

La Compagnia S. Freud in Erasmus +

Erasmus +

Nelle recenti giornate di studio di Strasburgo, con la formazione di dieci psicodrammatisti italiani, si è avviato il progetto Erasmus plus, che l’Associazione Compagnia S. Freud di Pesaro, ha vinto per l’anno 2023. Si tratta di un progetto che, partendo dalla formazione si fonda sulla duttilità del Dispositivo dello Psicodramma di sostenere chi lavora con le marginalità; in particolare con questo progetto ci si è interrogati sulla possibilità di accogliere i soggetti che presentano i più vari ostacoli sociali (detenuti / ex detenuti, disabilità, famiglie problematiche, immigranti ecc…),

Lettera della SEPT N°13 maggio 2023 p 1

Il primo obbiettivi del progetto, era quello di aumentare le competenze dello staff, creando forti e duraturi legami con la SEPT, per poter impegnarsi, ed è qui il secondo obbiettivo, alla progettazione di percorsi rivolti all’accoglienza e sostegno delle marginalità, prevedendo l’utilizzo dello Psicodramma. Il tutto si concluderà a Pesaro con due giornate di studio il 24-25 novembre, in cui è prevista la presenza di M.N. Gaudé ed I. Andreu dalla SEPT.

La vera novità è nel fatto che si tratti di un progetto, in quanto interamente finanziato, riconosciuto nella Comunità Europea, che ne convalida la fiducia sul Dispositivo Psicodrammatico stesso. Forse per tutti noi, che crediamo nel valore dello psicodramma, si tratta di ben poca cosa, ma pensando che questo riconoscimento di qualità verrà diffuso in tutta la Comunità, ci è parso un ulteriore valore da aggiungersi alla già importante possibilità che la vincita di un progetto porta con sé.

Un ultimo pensiero e ringraziamento, va all’Unione Europea, che ci mette a disposizione queste opportunità, di cui troppo spesso non teniamo in debita considerazione, si tratta di finanziamenti importanti, che valorizzano ed approfondiscono la nostra preparazione professionale, aprendola ad un confronto internazionale.

Iniziative anno 2023

Sono, all’inizio dell’anno, a presentarvi le iniziative che nel corso del 2023 ci vedranno particolarmente impegnati e nel confronto delle quali, cercheremo di concentrare i nostri sforzi:

Vi ricordo innanzitutto il primo appuntamento pubblico dell’Associazione che si terrà sabato 4 febbraio dalle ore 15:00, a Pesaro, presso la biblioteca L. Braille; in questa occasione si presenterà il libro di Antonia Guarini “Riprendendo il filo del rocchetto. Lo psicodramma analitico nella teoria e nella clinica contemporanea”, al quale faranno seguito, gruppi di sensibilizzazione e supervisione rivolti, in particolare, ad educatori.

Un secondo impegno, di cui siamo ancora in attesa di valutazione, potrebbe essere il progetto Erasmus Plus. Questa iniziativa ci vede al lavoro dallo scorso anno per la preparazione di una collaborazione attiva con la SEPT di Parigi, e che potrebbe prevedere la presenza di 10 partecipanti che potranno fruire di una formazione teorico pratica a Strasburgo. Ma non voglio dilungarmi troppo, segnalo solo questi elementi perché ciascuno di voi possa pensare ad una possibile partecipazione, qualora fosse approvato.

Attualmente siamo al lavoro per concludere l’iscrizione al registro delle associazioni accreditate alla formazione della regione Marche, mentre si è conclusa positivamente l’iscrizione al RUNT – Registro Unico Nazionale. Si tratta di procedure particolarmente impegnative, alle quali purtroppo, non riusciamo a dedicare molto tempo, ma che abbiamo ritenuto e condiviso in diverse assemblee, essere passaggi importanti al fine di avere le condizioni favorevoli per iniziative formative e divulgative che possano far conoscere in diversi ambiti il lavoro psicoanalitico e soprattutto il dispositivo dello psicodramma freudiano.

Ricordo, tra gli altri impegni istituzionali, l’assemblea generale prevista per domenica 26 febbraio 2023, nella quale sarà possibile rinnovare la propria iscrizione.

Sono allora a rinnovare gli auguri di un nuovo proficuo anno di lavoro, ricordando a tutti gli iscritti/e che è la nostra presenza attiva a sostenere la vita dell’Associazione.

Ringrazio tutti/e per il lavoro svolto, e ricordo come sia importante la presenza alle iniziative previste.

Antonella Minnucci

Erasmus plus

Nelle recenti giornate di studio di Strasburgo, con la formazione di dieci psicodrammatisti italiani, si è avviato il progetto Erasmus plus, che l’Associazione Compagnia S. Freud di Pesaro, ha vinto per l’anno 2023. Si tratta di un progetto che, partendo dalla formazione si fonda sulla duttilità del Dispositivo dello Psicodramma di sostenere chi lavora con le marginalità; in particolare con questo progetto ci si è interrogati sulla possibilità di accogliere i soggetti che presentano i più vari ostacoli sociali (detenuti / ex detenuti, disabilità, famiglie problematiche, immigranti ecc…), le diverse marginalità, come singolarità.

Il primo obbiettivi del progetto, era quello di aumentare le competenze dello staff, creando forti e duraturi legami con la SEPT, per poter impegnarsi, ed è qui il secondo obbiettivo, alla progettazione di percorsi rivolti all’accoglienza e sostegno delle marginalità, prevedendo l’utilizzo dello Psicodramma. Il tutto si concluderà a Pesaro con due giornate di studio il 24-25 novembre, in cui è prevista la presenza di M.N. Gaudé ed I. Andreu dalla SEPT.

La vera novità è nel fatto che si tratti di un progetto, in quanto interamente finanziato, riconosciuto nella Comunità Europea, che ne convalida la fiducia sul Dispositivo Psicodrammatico stesso. Forse per tutti noi, che crediamo nel valore dello psicodramma, si tratta di ben poca cosa, ma pensando che questo riconoscimento di qualità verrà diffuso in tutta la Comunità, ci è parso un ulteriore valore da aggiungersi alla già importante possibilità che la vincita di un progetto porta con sé.

Un ultimo pensiero e ringraziamento, va all’Unione Europea, che ci mette a disposizione queste opportunità, di cui troppo spesso non teniamo in debita considerazione, si tratta di finanziamenti importanti, che valorizzano ed approfondiscono la nostra preparazione professionale, aprendola ad un confronto internazionale.

Antonella Minnucci

Lo psicodramma freudiano un dispositivo duttile, alla prova del disagio contemporaneo

Come ci ricorda G. Tonelli, lo possiamo definire così, perché è uno strumento malleabile, come “…. alcuni metalli che possono essere lavorati sino a ridursi a filamenti o lamine sottili, ma in senso figurato riferiti a persone, duttilità significa adattabile nei limiti della dignità e ragionevolezza ….” (in Lo psicodramma) 

La scelta di questo tema è stata fatta nella direzione di un confronto rispetto alla pratica dello psicodramma che in questi due lunghi anni ci ha visti distanti a seguito dell’emergenza sanitaria e della pandemia, ed in particolare ricordiamo anche che ancor più isolati sono stati i giovani psicodrammatisti che si sono formati a suo tempo al Centro P. Lemoine di Palermo, Macerata e Pesaro e che hanno mantenuto fortissimo il loro desiderio di operare con lo psicodramma.  

Pensare di rivederci per confrontarci su quelli che cono stati i progetti avviati a partire dal proprio desiderio e della personale capacità inventiva, ci è parso un buon inizio per stimolare ed incoraggiare una ripartenza post pandemia e sostenere in maniera progettuale chi crede ed ha creduto in questo dispositivo. 

L’organizzazione della giornata vedrà allora tre tavole rotonde nella mattinata a partire dalle ore 9: 

  • la prima più prettamente dedicata alle applicazioni nella pratica clinica; con una attenzione particolare sull’avviamento di gruppi terapeutici in ambito istituzionale e privato e sulle pratiche correlate a questa prassi. 
  • la seconda che avrà per oggetto le applicazioni dello psicodramma alle tematiche della formazione; quindi, utilizzabilità dello psicodramma negli ambiti formativi e istituzionali, (sanitario, scolastico e produttivo, ecc.). Come e se questo si concilia con la nostra pratica e quali sono stati i progetti presentati presso gli enti competenti. 
  • la terza che approfondirà l’applicabilità dello psicodramma, con una attenzione alla sensibilizzazione e agli interventi nel sociale. Porremo al centro il non sempre facile rapporto con la formazione in abito istituzionale, come e se questo si concilia con la nostra pratica e quali sono stati i progetti già presentati dai nostri psicodrammatisti. 

Al termine della mattinata di lavoro prima della pausa pranzo alle 13,30, vorremmo lasciare uno spazio per riprendere il confronto sul tema della possibile costituzione di un rapporto più “istituzionale” tra gli psicodrammatisti italiani, tra di loro e con la SEPT. 

Alle 14,30 i lavori riprenderanno con la possibilità di partecipare a dei gruppi di Psicodramma di Secondo livello e o di Supervisione che saranno particolarmente rivolti a chi si è formato con la SEPT. 

Sono previsti anche gruppi di psicodramma di sensibilizzazione per chi vuole avvicinarsi a questa pratica. Naturalmente al fine di poter organizzare i lavori è necessario inviare domanda scritta ai seguenti indirizzi: 

antonella.minnucci@hotmail.it oppure associazione.roseo@googlemail.com   

Alle 17,30 ci sarà la presentazione al pubblico del testo Lo Psicodramma.  

La sede sarà Biblioteca Comunale L. Braille Piazza Europa n 16 (Baia Flaminia) Pesaro

Condoglianze

Cinzia ci ha lasciati. Dopo una malattia che da tempo l’aveva colpita, privandoci dell’incontro in presenza, negli ultimi giorni la situazione è precipitata. L’eco di questo evento si è diffusa rapidamente tra le persone che l’hanno potuta incontrare, che hanno potuto fare con lei una parte del loro cammino nell’esperienza lavorativa-associativa apprezzando il suo tratto unico, il suo modo singolarissimo di fare posto all’altro, di accoglierlo come soggetto.  

Questo suo stile l’ha portata ad essere riconosciuta e stimata sia nella sua pratica lavorativa che nel privato. I lunghi anni di lavoro in cui abbiamo condiviso la pratica dello psicodramma, e che ci hanno portato in situazioni non sempre facili, sono stati sempre accompagnati dalla carezza del suo sorriso e resi più leggeri dalle sue parole di aiuto e conforto sempre presenti.

Anche gli amici della SEPT di Parigi la ricordano con affetto e si uniscono al cordoglio per la sua perdita.

Cinzia è sempre stata dal lato dello scarto fecondo, dal lato della posizione dell’analista come incarnazione dell’oggetto causa di desiderio. Questa radicalità le era straordinariamente congeniale ed i suoi effetti si sono irradiati in coloro che si sono confrontati con lei, o che più semplicemente l’hanno potuta incontrare, rimanendo colpiti da questo suo stile così prossimo all’atto analitico.

E’ stato toccante vedere i tanti messaggi di cordoglio arrivati appena si è diffusa la notizia della sua scomparsa. E’ questa l’eredità inestimabile che Cinzia lascia alla nostra Associazione: quest’atmosfera unica che ha saputo creare e coltivare nel tempo trasmettendola a tutti noi. Atmosfera che è contagiosa nella buona maniera, che si trasmette, che lascia il segno e porterà sempre il ricordo di Cinzia.

Per l’amicizia e l’insegnamento che ho avuto l’onore di ricevere e condividere con lei, e a nome dell’Associazione che qui rappresento, porto a Cinzia l’estremo saluto, e alla sua famiglia e a tutti i colleghi e persone che la hanno amata e la amano il mio più sentito abbraccio.

Il Presidente Antonella Minnucci e tutti i soci dell’Associazione Roseo

Lo psicodramma a scuola

Psicodramma freudiano come strumento di ri-socializzazione per i ragazzi

Le particolari e necessarie contingenze restrittive attuate in tempo di pandemia hanno procurato nei ragazzi, in modo ormai evidente ed innegabile, situazioni di disagio psicologico e sociale.

Il momento della scuola e del contatto con i compagni di classe rappresenta una delle esperienze che definiscono un adolescente dal punto di vista dell’identità sociale.

Il distanziamento e la prolungata mancanza di contatto fisico con gli amici e con il luogo fisico della classe hanno portato i ragazzi a sentirsi isolati, demotivati, ansiosi, depressi; spesso essi cercano di sconfiggere la noia e la mancanza di relazioni sociali rifugiandosi dietro a uno schermo accentuando così sempre di più il proprio ritiro dal vivere sociale, fino a giungere a veri e propri fenomeni di isolamento, ad atti di ritiro sociale, rifiuto ad uscire per incontrare i pari, appiattimento affettivo.

La pandemia ha generato un trauma individuale e collettivo incalcolabile, ha distrutto i riferimenti a cui i ragazzi tendono: il tempo, lo spazio, la routine quotidiana. Si osservano come conseguenze disagio disorientante, angoscia di intrusione e di morte, e per alcuni anche induzione di comportamenti di difesa e protezione dall’altro che personifica il male.

Il protrarsi della DAD ha anche provocato disinteresse e portato sovraccarico emotivo, malinconia, stress, noia, disturbi d’ansia, comportamenti autolesivi, abbandono scolastico, aumento dell’ideazione suicidaria e passaggi all’atto.

È essenziale a questo punto promuovere un lavoro psicologico che miri alla reintroduzione della presenza fisica perchè l’educazione passa attraverso l’esistenza di un altro. È mancata la funzione fondamentale dell’interazione in classe e dell’insegnante che con la sua presenza trasmettesse un sapere vivo innescando un trasporto libidico, un transfert, una capacità di appassionare e di suscitare un desiderio di sapere che non si limitasse all’inserimento di informazioni ma che fosse capace di aprire vuoti. E il desiderio, dice Lacan, nasce sempre dal desiderio dell’altro.

I ragazzi hanno un vitale bisogno di legami per crescere, di essere riconosciuti dallo sguardo e dalla presenza dell’altro; privati della relazione è mancato loro un rispecchiamento emotivo poiché è nel “corpo a corpo” con l’altro che il soggetto coglie la sua posizione.

In Psicologia delle masse e analisi dell’Io Freud scrive: “Nella vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto in quest’accezione più ampia ma indiscutibilmente legittima, la psicologia individuale è al tempo stesso, fin dall’inizio, psicologia sociale. Il rapporto che il singolo istituisce con i suoi genitori e fratelli, con il suo oggetto d’amore, con il suo maestro e con il suo medico, ossia tutte le relazioni divenute oggetto precipuo della ricerca psicoanalitica, possono venire legittimamente considerate alla stregua di fenomeni sociali”.

I ragazzi hanno dunque bisogno di un corpo, di una vicinanza, anche da rifiutare per separarsene; la mancanza di questa vicinanza ha creato un disorientamento simbolico.

È ora necessario intervenire con progetti di ri-socializzazione che possano reintrodurli all’abitudine della presenza che hanno smarrito, così come sono stati smarrite, congelate, alcune delle loro competenze sociali e relazionali.

Perchè lo psicodramma a scuola?

Lo Psicodramma è un dispositivo che si svolge in gruppo ed utilizza il “Gioco”, la rappresentazione, oltre che la parola, come elemento specifico di lavoro. La sua finalità è quella di mettere in luce i meccanismi che, all’interno delle relazioni, creano difficoltà nella comunicazione e rendono più difficoltoso lo svolgimento del proprio compito.

Ognuno può portare alla discussione comune una situazione particolarmente significativa su problemi di apprendimento e/o comportamento rilevati.

Lo psicodrammatista non si pone come colui che spiega, che assume la posizione dell’esperto o di colui che sa “come si fa”, come può fare il medico che rintraccia le cause delle patologie e porta la soluzione a problemi.

L’azione prende l’avvio da un ascolto che sollecita il soggetto a porsi degli interrogativi, ad aprire nuovi scenari e nuove possibilità, affinché si rimetta in moto il desiderio.

La caratteristica del “gioco psicodrammatico” consiste nel fatto che la rappresentazione (sotto forma di gioco, appunto) degli eventi vissuti, permette di evidenziare degli scarti, delle differenze rispetto all’evento reale.  La valorizzazione di queste differenze apre nuove prospettive di interpretazione e di lettura su quanto accaduto.  Lo psicodramma si pone come un dispositivo molto felice per cogliere le dinamiche interne fra pulsioni, desideri ed emozioni.

Agli studenti:

– consente di giocare a “mettere in scena” le situazioni di conflitto, in un momento della loro vita in cui le parole non possono ancora tradurre adeguatamente il mondo interiore;

– permette di prendere distanza dalle proprie emozioni e di mettervi ordine;

– attraverso l’immedesimazione e l’identificazione in ruoli diversi, favorisce un graduale decentramento e un’apertura ai processi di apprendimento.

Agli insegnanti:

– consente un ascolto più attento attraverso le risorse di lettura e di intervento messe in opera inconsapevolmente;

– permette di far emergere i meccanismi che, all’interno delle relazioni, producono difficoltà nella comunicazione e nello scambio;

– facilita il rapporto con le famiglie;

– suggerisce come affrontare l’impasse incontrata, quali strategie mettere in atto sul piano didattico ed educativo.

Ai genitori:

-permette una riflessione ed un confronto sulle difficoltà incontrate nel rapporto con i figli;

-permette di comprendere, attraverso il cambio di posto, la posizione dell’altro, per trovare nuovi accordi;

-consente di chiarire il valore del proprio apporto nella relazione con l’adolescente.

Lo psicodramma a scuola

Sostegno psicologico Covid19

Sostegno psicologico Covid19

Carissimi,
l’Italia è sottoposta a ordinanze, via via più restrittive, per contenere il contagio e la diffusione del #coronavirus.
Molti di noi vivono e lavorano in zone in cui è pressoché impossibile muoversi ed è difficile o impedito il riunirsi anche in piccole comunità.
Come Associazione Giovanni B. Roseo ci siamo mobilitati per cercare nuove forme per potere ribadire la nostra disponibilità ad ascoltare sia semplici cittadini che operatori particolarmente esposti a situazioni contingenti e stressanti.
A tale fine segnaliamo i nominativi dei nostri soci (psicologi e psicoterapeuti) e le rispettive fasce orarie durante le quali potrete contattarli telefonicamente.

Antonella Minnucci 347 2373910 – da lunedì a domenica 9:00-12:00
Oriana Ermeti 347 3185167 – da lunedì a sabato 10:00-12:00 – mercoledì 17:00-19:00
Silvia Tonelli 338 3099148 – martedì -giovedì -sabato 10:00-12:00 – venerdì 14:00 – 17:00
Cinzia Picciafuoco 340 9023728 – mercoledì 10:00-12:00 – venerdì e sabato 17:00-19:30
Laura Neri 333 5769885 – giovedì 10:00-12:00
Mariella Cavicchioli 339 8257190 – giovedì 16:00-18:00
Lorena Echino 339 1488487 – giovedì 17:00-19:00
Alice Pari 328 2427766 – venerdì 10:00-12:00
Andrea De Leo 347 2479206 – venerdì e sabato 17:00-19:00