Lo psicodramma freudiano un dispositivo duttile, alla prova del disagio contemporaneo

Come ci ricorda G. Tonelli, lo possiamo definire così, perché è uno strumento malleabile, come “…. alcuni metalli che possono essere lavorati sino a ridursi a filamenti o lamine sottili, ma in senso figurato riferiti a persone, duttilità significa adattabile nei limiti della dignità e ragionevolezza ….” (in Lo psicodramma) 

La scelta di questo tema è stata fatta nella direzione di un confronto rispetto alla pratica dello psicodramma che in questi due lunghi anni ci ha visti distanti a seguito dell’emergenza sanitaria e della pandemia, ed in particolare ricordiamo anche che ancor più isolati sono stati i giovani psicodrammatisti che si sono formati a suo tempo al Centro P. Lemoine di Palermo, Macerata e Pesaro e che hanno mantenuto fortissimo il loro desiderio di operare con lo psicodramma.  

Pensare di rivederci per confrontarci su quelli che cono stati i progetti avviati a partire dal proprio desiderio e della personale capacità inventiva, ci è parso un buon inizio per stimolare ed incoraggiare una ripartenza post pandemia e sostenere in maniera progettuale chi crede ed ha creduto in questo dispositivo. 

L’organizzazione della giornata vedrà allora tre tavole rotonde nella mattinata a partire dalle ore 9: 

  • la prima più prettamente dedicata alle applicazioni nella pratica clinica; con una attenzione particolare sull’avviamento di gruppi terapeutici in ambito istituzionale e privato e sulle pratiche correlate a questa prassi. 
  • la seconda che avrà per oggetto le applicazioni dello psicodramma alle tematiche della formazione; quindi, utilizzabilità dello psicodramma negli ambiti formativi e istituzionali, (sanitario, scolastico e produttivo, ecc.). Come e se questo si concilia con la nostra pratica e quali sono stati i progetti presentati presso gli enti competenti. 
  • la terza che approfondirà l’applicabilità dello psicodramma, con una attenzione alla sensibilizzazione e agli interventi nel sociale. Porremo al centro il non sempre facile rapporto con la formazione in abito istituzionale, come e se questo si concilia con la nostra pratica e quali sono stati i progetti già presentati dai nostri psicodrammatisti. 

Al termine della mattinata di lavoro prima della pausa pranzo alle 13,30, vorremmo lasciare uno spazio per riprendere il confronto sul tema della possibile costituzione di un rapporto più “istituzionale” tra gli psicodrammatisti italiani, tra di loro e con la SEPT. 

Alle 14,30 i lavori riprenderanno con la possibilità di partecipare a dei gruppi di Psicodramma di Secondo livello e o di Supervisione che saranno particolarmente rivolti a chi si è formato con la SEPT. 

Sono previsti anche gruppi di psicodramma di sensibilizzazione per chi vuole avvicinarsi a questa pratica. Naturalmente al fine di poter organizzare i lavori è necessario inviare domanda scritta ai seguenti indirizzi: 

antonella.minnucci@hotmail.it oppure associazione.roseo@googlemail.com   

Alle 17,30 ci sarà la presentazione al pubblico del testo Lo Psicodramma.  

La sede sarà Biblioteca Comunale L. Braille Piazza Europa n 16 (Baia Flaminia) Pesaro

Condoglianze

Cinzia ci ha lasciati. Dopo una malattia che da tempo l’aveva colpita, privandoci dell’incontro in presenza, negli ultimi giorni la situazione è precipitata. L’eco di questo evento si è diffusa rapidamente tra le persone che l’hanno potuta incontrare, che hanno potuto fare con lei una parte del loro cammino nell’esperienza lavorativa-associativa apprezzando il suo tratto unico, il suo modo singolarissimo di fare posto all’altro, di accoglierlo come soggetto.  

Questo suo stile l’ha portata ad essere riconosciuta e stimata sia nella sua pratica lavorativa che nel privato. I lunghi anni di lavoro in cui abbiamo condiviso la pratica dello psicodramma, e che ci hanno portato in situazioni non sempre facili, sono stati sempre accompagnati dalla carezza del suo sorriso e resi più leggeri dalle sue parole di aiuto e conforto sempre presenti.

Anche gli amici della SEPT di Parigi la ricordano con affetto e si uniscono al cordoglio per la sua perdita.

Cinzia è sempre stata dal lato dello scarto fecondo, dal lato della posizione dell’analista come incarnazione dell’oggetto causa di desiderio. Questa radicalità le era straordinariamente congeniale ed i suoi effetti si sono irradiati in coloro che si sono confrontati con lei, o che più semplicemente l’hanno potuta incontrare, rimanendo colpiti da questo suo stile così prossimo all’atto analitico.

E’ stato toccante vedere i tanti messaggi di cordoglio arrivati appena si è diffusa la notizia della sua scomparsa. E’ questa l’eredità inestimabile che Cinzia lascia alla nostra Associazione: quest’atmosfera unica che ha saputo creare e coltivare nel tempo trasmettendola a tutti noi. Atmosfera che è contagiosa nella buona maniera, che si trasmette, che lascia il segno e porterà sempre il ricordo di Cinzia.

Per l’amicizia e l’insegnamento che ho avuto l’onore di ricevere e condividere con lei, e a nome dell’Associazione che qui rappresento, porto a Cinzia l’estremo saluto, e alla sua famiglia e a tutti i colleghi e persone che la hanno amata e la amano il mio più sentito abbraccio.

Il Presidente Antonella Minnucci e tutti i soci dell’Associazione Roseo

Lo psicodramma a scuola

Psicodramma freudiano come strumento di ri-socializzazione per i ragazzi

Le particolari e necessarie contingenze restrittive attuate in tempo di pandemia hanno procurato nei ragazzi, in modo ormai evidente ed innegabile, situazioni di disagio psicologico e sociale.

Il momento della scuola e del contatto con i compagni di classe rappresenta una delle esperienze che definiscono un adolescente dal punto di vista dell’identità sociale.

Il distanziamento e la prolungata mancanza di contatto fisico con gli amici e con il luogo fisico della classe hanno portato i ragazzi a sentirsi isolati, demotivati, ansiosi, depressi; spesso essi cercano di sconfiggere la noia e la mancanza di relazioni sociali rifugiandosi dietro a uno schermo accentuando così sempre di più il proprio ritiro dal vivere sociale, fino a giungere a veri e propri fenomeni di isolamento, ad atti di ritiro sociale, rifiuto ad uscire per incontrare i pari, appiattimento affettivo.

La pandemia ha generato un trauma individuale e collettivo incalcolabile, ha distrutto i riferimenti a cui i ragazzi tendono: il tempo, lo spazio, la routine quotidiana. Si osservano come conseguenze disagio disorientante, angoscia di intrusione e di morte, e per alcuni anche induzione di comportamenti di difesa e protezione dall’altro che personifica il male.

Il protrarsi della DAD ha anche provocato disinteresse e portato sovraccarico emotivo, malinconia, stress, noia, disturbi d’ansia, comportamenti autolesivi, abbandono scolastico, aumento dell’ideazione suicidaria e passaggi all’atto.

È essenziale a questo punto promuovere un lavoro psicologico che miri alla reintroduzione della presenza fisica perchè l’educazione passa attraverso l’esistenza di un altro. È mancata la funzione fondamentale dell’interazione in classe e dell’insegnante che con la sua presenza trasmettesse un sapere vivo innescando un trasporto libidico, un transfert, una capacità di appassionare e di suscitare un desiderio di sapere che non si limitasse all’inserimento di informazioni ma che fosse capace di aprire vuoti. E il desiderio, dice Lacan, nasce sempre dal desiderio dell’altro.

I ragazzi hanno un vitale bisogno di legami per crescere, di essere riconosciuti dallo sguardo e dalla presenza dell’altro; privati della relazione è mancato loro un rispecchiamento emotivo poiché è nel “corpo a corpo” con l’altro che il soggetto coglie la sua posizione.

In Psicologia delle masse e analisi dell’Io Freud scrive: “Nella vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto in quest’accezione più ampia ma indiscutibilmente legittima, la psicologia individuale è al tempo stesso, fin dall’inizio, psicologia sociale. Il rapporto che il singolo istituisce con i suoi genitori e fratelli, con il suo oggetto d’amore, con il suo maestro e con il suo medico, ossia tutte le relazioni divenute oggetto precipuo della ricerca psicoanalitica, possono venire legittimamente considerate alla stregua di fenomeni sociali”.

I ragazzi hanno dunque bisogno di un corpo, di una vicinanza, anche da rifiutare per separarsene; la mancanza di questa vicinanza ha creato un disorientamento simbolico.

È ora necessario intervenire con progetti di ri-socializzazione che possano reintrodurli all’abitudine della presenza che hanno smarrito, così come sono stati smarrite, congelate, alcune delle loro competenze sociali e relazionali.

Perchè lo psicodramma a scuola?

Lo Psicodramma è un dispositivo che si svolge in gruppo ed utilizza il “Gioco”, la rappresentazione, oltre che la parola, come elemento specifico di lavoro. La sua finalità è quella di mettere in luce i meccanismi che, all’interno delle relazioni, creano difficoltà nella comunicazione e rendono più difficoltoso lo svolgimento del proprio compito.

Ognuno può portare alla discussione comune una situazione particolarmente significativa su problemi di apprendimento e/o comportamento rilevati.

Lo psicodrammatista non si pone come colui che spiega, che assume la posizione dell’esperto o di colui che sa “come si fa”, come può fare il medico che rintraccia le cause delle patologie e porta la soluzione a problemi.

L’azione prende l’avvio da un ascolto che sollecita il soggetto a porsi degli interrogativi, ad aprire nuovi scenari e nuove possibilità, affinché si rimetta in moto il desiderio.

La caratteristica del “gioco psicodrammatico” consiste nel fatto che la rappresentazione (sotto forma di gioco, appunto) degli eventi vissuti, permette di evidenziare degli scarti, delle differenze rispetto all’evento reale.  La valorizzazione di queste differenze apre nuove prospettive di interpretazione e di lettura su quanto accaduto.  Lo psicodramma si pone come un dispositivo molto felice per cogliere le dinamiche interne fra pulsioni, desideri ed emozioni.

Agli studenti:

– consente di giocare a “mettere in scena” le situazioni di conflitto, in un momento della loro vita in cui le parole non possono ancora tradurre adeguatamente il mondo interiore;

– permette di prendere distanza dalle proprie emozioni e di mettervi ordine;

– attraverso l’immedesimazione e l’identificazione in ruoli diversi, favorisce un graduale decentramento e un’apertura ai processi di apprendimento.

Agli insegnanti:

– consente un ascolto più attento attraverso le risorse di lettura e di intervento messe in opera inconsapevolmente;

– permette di far emergere i meccanismi che, all’interno delle relazioni, producono difficoltà nella comunicazione e nello scambio;

– facilita il rapporto con le famiglie;

– suggerisce come affrontare l’impasse incontrata, quali strategie mettere in atto sul piano didattico ed educativo.

Ai genitori:

-permette una riflessione ed un confronto sulle difficoltà incontrate nel rapporto con i figli;

-permette di comprendere, attraverso il cambio di posto, la posizione dell’altro, per trovare nuovi accordi;

-consente di chiarire il valore del proprio apporto nella relazione con l’adolescente.

Lo psicodramma a scuola

Sostegno psicologico Covid19

Sostegno psicologico Covid19

Carissimi,
l’Italia è sottoposta a ordinanze, via via più restrittive, per contenere il contagio e la diffusione del #coronavirus.
Molti di noi vivono e lavorano in zone in cui è pressoché impossibile muoversi ed è difficile o impedito il riunirsi anche in piccole comunità.
Come Associazione Giovanni B. Roseo ci siamo mobilitati per cercare nuove forme per potere ribadire la nostra disponibilità ad ascoltare sia semplici cittadini che operatori particolarmente esposti a situazioni contingenti e stressanti.
A tale fine segnaliamo i nominativi dei nostri soci (psicologi e psicoterapeuti) e le rispettive fasce orarie durante le quali potrete contattarli telefonicamente.

Antonella Minnucci 347 2373910 – da lunedì a domenica 9:00-12:00
Oriana Ermeti 347 3185167 – da lunedì a sabato 10:00-12:00 – mercoledì 17:00-19:00
Silvia Tonelli 338 3099148 – martedì -giovedì -sabato 10:00-12:00 – venerdì 14:00 – 17:00
Cinzia Picciafuoco 340 9023728 – mercoledì 10:00-12:00 – venerdì e sabato 17:00-19:30
Laura Neri 333 5769885 – giovedì 10:00-12:00
Mariella Cavicchioli 339 8257190 – giovedì 16:00-18:00
Lorena Echino 339 1488487 – giovedì 17:00-19:00
Alice Pari 328 2427766 – venerdì 10:00-12:00
Andrea De Leo 347 2479206 – venerdì e sabato 17:00-19:00

ASSISE della SEPT 2020

Cari amici ed amiche, cari aderenti

Condotti dall’energia del congresso di Bruxelles e nel proseguo dei nostri scambi durante l’assemblea generale, le CA e la commissione di insegnamento vi proponiamo di fare in marzo 2020 una nuova “Assise della SEPT” Alcuni di voi ricordano l’Assise del 2003-04 e i gli iscritti di più lunga data avranno partecipato a quella del 1992

Ci sarà allora la terza edizione dell’assise. L’abbiamo pensata su un tempo lungo, un giorno e mezzo, per avere veramente il tempo di dibattere e di elaborare insieme le prospettive dell’associazione. Come, in quali condizioni, con chi, riusciremo a continuare a portare questo desiderio di psicodramma? Le difficoltà crescenti per mettere in piedi dei gruppi, il reflusso della psicoanalisi, ma anche la pertinenza del nostro dispositivo, il suo posto trai numerosi servizi, la sua permanenza anche – da più di 50 anni la SEPT forma senza interruzione degli psicodrammatisti- tutto ciò ci invita a riprendere collettivamente gli orientamenti e i funzionamenti dell’associazione per pensare al suo avvenire.

Dei temi importanti per l’attualità, ma tutte le questioni sono benvenute

La formazione

Nello stesso tempo l’offerta della formazione permanente della SEPT in un contesto a norma e la burocratica ci stanno costringendo sempre di più

Comunque la formazione degli psicodrammatisti nella SEPT con il suo percorso singolare non è tutt’oggi compreso, ne riconosciuto

Su queste questioni sulla formazione in particolare i nostri colleghi italiani e belgi possono apportarci le loro esperienze

La visibilità della SEPT come farci conoscere meglio

Vedere il sito

Quali altri messi di comunicazione?

Fare più dimostrazioni?

I nostri legami con le cose fatte

Il futuro dell’attività libera alla SEPT: quale futuro per i gruppi di base in libera professione?

Infine il funzionamento dell’associazione

Come rinforzare i legami tra i membri dell’associazione ne renderla più accogliente e vivace  

Come passare da membro a titolare e perché?

Vogliamo mantenere due istanze distinte CA CE (commissione di insegnamento)?

Questo è il da fare, riservato al sabato 28 marzo e domenica 29 al mattino a Parigi (il luogo sarà precisato ulteriormente). Vi indicheremo al rientro dalla pausa estiva,le modalità con cui preparare queste giornate ma provate senza attendere ad indirizzarmi i vostri contributi, osservazioni, questioni attraverso mail o corriere (isabelle.andreu@gmail.com  86rue Nationale 75013Paris)

Due raccomandazioni:

Troverete allegato il bollettino di adesione del 2019, ringraziamo di non tardare a regolare la vostre rata di iscrizione per evitare problemi di tesoreria

Potete contattare Serge Puthomme sf.puthomme@orange.fr per contribuire alla giornata di studi a Besançon   su “la pratica professionale interrogata dsallo psicodramma”

Infine vorrei ringraziare Marie Noelle Gaudé, presidente della SEPT dal 2013 al 2018 per tutto il lavoro compiuto e per avere permesso la riuscita dei nostri due precedenti congressi Gli succedo nella presidenza e Michael Praszt entra nel CA

Vi auguro una bella estate

Con amicizia

Isabelle Andreu

http://www.asso-sept.org/

Dignità. Oggi

In questo convegno si lascerà sullo sfondo la parola dignità in senso astratto per mettere in primo piano i sostantivi degno e non degno. Freud ha considerato persone degne i suoi pazienti ed ha riconosciuto che è la psicopatologia a rendere indegni gli uomini. Freud suppose che ogni essere umano fosse potenzialmente in grado di acquisire o ri-acquisire le risorse per dare una direzione alla sua vita; vedremo come e tale direzione comporta sempre l’assunzione della responsabilità di fare una scelta.

Dignità

Impigliati nella rete

Impigliati

La soggettività della nostra epoca è fondata sull’imperativo superegoico “devi godere della vita!” Tutto è messo in atto affinché l’essere umano si adegui sino a condizionarsi ad un mondo in cui bisogna consumare i sempre nuovi bisogni inventati senza tregua.  Quello che prima era stato un corpo produttivo viene ora incitato al consumo, inoltre non sa cosa farsene di soggetti che valorizzano la propria singolarità, si preferisce un soggetto che fluttui tra identità sempre nuove.

La psicanalisi ha al contrario come obbiettivo la riappropriazione da parte del soggetto della sua libertà fuori dagli schemi identificativi precostituiti; la struttura del collettivo è ora senza dubbio molto diversa da quella che aveva incontrato Freud: il legame non si istituisce sul versante dell’amore ideale o verso l’altro, ma verso la condivisione di oggetti di godimento.

Ci si domanda se la psicanalisi, che è stata inventata per rispondere ad un disagio nella civiltà, di un soggetto inserito nella società, sia ancora in grado di rispondere al malessere sempre più diffuso del vivere quotidiano; un vivere che è sempre più immerso nella realtà virtuale di Internet dove si passa velocemente da una identità ad un’altra e la realtà al di qua dello schermo diventa una sola delle possibili realtà …

Non si tratta semplicemente di disturbi patologici della identità, la comunicazione diffusa tramite internet getta una luce nuova sulla condizione stessa della identità individuale. In fondo non fa che confermare quello che lo stesso Freud aveva scoperto a proposito dell’Io:

esso non è altro che un ricettacolo di identificazioni, una funzione di misconoscimento.

La cura degli adolescenti con lo psicodramma

La traduzione di Cure d’adolescents par le psychodrame. Une expérience en banlieue, a distanza di 10 anni dalla sua pubblicazione, ci mostra come in psicoterapia analitica sia sempre di forte attualità l’utilizzo del dispositivo dello psicodramma.

L’opera racconta le esperienze vissute e riportate da un gruppo di giovani seguiti in un centro medico–psico–pedagogico regionale a Parigi e presenta le riflessioni sviluppate dagli autori francesi sulla base sia delle analisi svolte che dei tantissimi anni di pratica.

Le narrazioni proposte dimostrano come soprattutto oggi la pratica dello psicodramma sia di grande ausilio e sostegno a una buona apertura verso una nuova socializzazione, soprattutto quando viene rivolta ai giovani, a volte smarriti in una società in continua trasformazione.

La curatrice ha dedicato a questo tema gran parte dei suoi studi e della sua esperienza clinica, riscoprendo, attraverso le testimonianze, il gioco insito dello psicodramma, lo studio e la ricerca in materia, i nuovi settori e le rinnovate modalità di applicazione, come la messa in scena e il lavoro di gruppo.

A cura della dr.ssa Antonella Minnucci

L’Emozione in psicodramma

L’EMOZIONE IN PSICODRAMMA

Giornata di studio della S.E.P.T. Parigi del 30 marzo 2019

L’emozione è certamente un tema di grande attualità e se “la gioia o il terrore, il riso o il pianto sono il nutrimento della vita” il nostro punto di osservazione è alquanto particolare; cosa avviene delle emozioni nell’ambito dello psicodramma freudiano? E’ dunque questo il tema della giornata di studio che si è tenuta a Parigi alla S.E.P.T.

Una giornate che si avvia con un confronto con le neuroscienze che, ovviamente, ne propongono un punto di osservazione completamente diverso dal nostro. La mattinata di lavoro è stata introdotta dalla corposa relazione di Nathalie Duriez che ha tracciato una storia dello studio delle emozioni in ambito filosofico e scientifico, partendo dai riferimenti greci di Platone, Aristotele, citando Cartesio, Spinoza e Darwin, per arrivare agli attuali studi di Eric R Kandel, Gerald M Edelman, Daniel J Siegel, Antonio Damasio, ed altri rappresentativi autori degli studi più avanzati delle neuroscienze attuali. Dopo l’importante scoperta dei Neuroni a specchio, si sviluppa la teoria della “Regolazione emotiva”, di cui la relatrice ci ha portato un esempio clinico; il presupposto teorico su cui si poggia, è dato dalla possibilità di fare apprendere nuove strategie positive. La mattinata è poi proseguita con la relazione di Marie-Agne Chambert, che, partendo dalla teoria delle pulsioni di Freud, ci ha parlato del valore ancora attuale della psicanalisi; una psicoanalisi che, seguendo Lacan pensa ad un soggetto non riducibile ad una possibile misura, ma unico, frutto dell’incontro del godimento e delle manifestazioni del desiderio. L’inconscio della psicoanalisi non si riferisce ad una memoria sepolta, tantomeno ad una traccia lasciata dall’esperienza, che testimonierebbe della plasticità neuronale¸ ma se Freud e Lacan hanno esplorato queste piste è stato per poter arrivare, attraverso l’esperienza, alla conclusione che l’inconscio che noi incontriamo nella psicoanalisi è la testimonianza di un reale che è proprio di ciascun soggetto, così come lo sono le emozioni.

Il confronto clinico

Se per la mattinata si sono susseguite e confrontate le diverse ipotesi teoriche, il pomeriggio è stato invece dedicato al confronto clinico, analizzando quanto avviene nei gruppi di psicodramma freudiano, i lavori sono stati avviata da Damien Cru, che ha ripercorso la storia de gruppi di formazione e di supervisione partendo dalla propria esperienza, quando lui stesso li frequentava, per la propria formazione, sino ad arrivare ad oggi, dove è presente in funzione di animazione e di osservazione ed assiste alla grande mancanza di emozione ed entusiasmo attuali. Ricordava invece la presenza di regole molto rigide, addirittura date in forma scritta, atte proprio a contenere la grande emotività che il lavoro con il dispositivo dello psicodramma freudiano, sollecitava in tutti i partecipanti. Si sono poi succedute le relazioni di Isabelle De Ricolfis, Claudette Rocaboy e Patrick Vinois, che hanno portato le proprie esperienze, nel lavoro con giovani e adolescenti, alle prese con le proprie emozioni, all’interno dei gruppi di psicodramma freudiano che essi conducono.

Psicodramma e neuroscienze

La giornata di lavoro ci ha messo così di fronte alla grande differenza tra l’approccio clinico delle neuroscienze e quello del dispositivo psicodrammatico, ovviamente per un approccio da posizioni teoriche opposte, ma come è stato fatto notare durante il dibattito, anche per la costituzione stessa dell’approccio clinico: se da un lato c’è stata d’prima una elaborazione teorica e conseguentemente una clinica con un approccio rieducativo, dall’altro partendo da Freud e Lacan, abbiamo una esperienza che nasce dall’incontro, sempre singolare, del godimento e delle manifestazioni del desiderio, di cui ciascun essere parlante racconta la propria esperienza soggettiva.

 La stessa elaborazione teorica alla base dello psicodramma freudiano è prodotta da un incessante incontro tra la clinica ed i sintomi contemporanei. Lo psicodramma si propone allora come una scelta etica in cui non vi sarà paragone a modelli più confacenti o rieducazione affettiva, ma la possibilità di un luogo di parola, di incontro con l’altro vantaggioso e sempre nuovo, che può favorire la possibilità in ciascuno, terapeuti inclusi, di potersi orientare nella vita, a partire dalla logica, che costituisce il modo di essere sempre sintomatico di ciascuno. D’altra parte proprio questo è stato sottolineato dai presenti che aderiscono alla S.E.P.T., intesa come luogo di incontro, i cui membri sottolineano e danno valore ai punti che li accomunano rispetto a quelli che li dividono, ed è proprio questo incontro a produrre innovazione rendendo il dispositivo dello psicodramma freudiano sempre attuale.        

Emozione in psicodramma

Dr.ssa Antonella Minnucci

Programma Formazione SEPT

Segnaliamo il programma della SEPT per la formazione con lo psicodramma freudiano

Inseriamo di seguito la traduzione della dr.ssa Antonella Minnucci:

Impulsività, spontaneità, creatività

La società stigmatizza i giovani per l’eccesso di impulsività, impulsività spesso associata dagli educatori a dei  comportamenti problematici; si teme per questi giovani dei passaggi all’atto. Ci si preoccupa tuttavia per questi e quelli che, troppo riservati,mancano di spontaneità.

Secondo Winnicot, l’impulsività e la spontaneità sono la base della creatività futura del soggetto, al servizio della costruzione del proprio sé

Lo psicodramma della S.E.P.T., che, attraverso la messa in situazione ed il gioco, dona ai partecipanti la possibilità di essere soggetti della propria parola e dei propri atti, può permettere a ciascuno di ritrovare un impulso di creatività

L’emozione

Dalla gioia al terrore, dal riso al pianto, le emozioni sono il nutrimento della vita. Esse partecipano alle fondamenta del nostro IO, colorano le nostre relazioni, si iscrivono nel nostro corpo, si manifestano nei nostri sogni o si trasformano in sintomi quando il conflitto interno non riesce a trovare la sua soluzione.

Così un po’ lasceranno in noi una iscrizione dolorosa che lo psicodramma va a rivelare e permette di riconoscere. La messa in gioco proverà ad esplicitare la posta in gioco della ripetizione e la funzione del sintomo.

Ci proponiamo di osservare il gioco delle emozioni in noi, allo sguardo della filosofia delle neuroscienze e del lavoro psicodrammatico

http://www.asso-sept.org/

Prigionieri della libertà

 

Convegno

PRIGIONIERI DELLA LIBERTA’

 Sabato 17  novembre  2018

dalle ore 8,30 alle 13,30

Presso Seminario via Avogadro n.40, Pesaro

prigionieri della libertà

Mattino:

9,00 Inizio lavori

Padre Mario Amadeo
“Il libero arbitrio”

Giorgio Tonelli
“Prigionieri della libertà”

Silvia Tonelli
“Vorrei ma non posso”

 11,00 Pausa caffè

11,30 Ripresa dei lavori

Antonella Minnucci
“Come ti muovi ti fulmino”

Alice Pari
Genitori a responsabilità zero

Silvia Pantanelli – Avvocato
“La questione penale nel caso del minore”

Dibattito

Chiusura dei lavori ore 13,30

La partecipazione è gratuita ed aperta a tutti gli interessati
Per informazioni, prenotazioni ed iscrizioni: info@psicodrammaonline.com, oppure 347 2373910
www.psicodrammaonline.com, Facebook: Associazione Giovanni B. Roseo

Un’esperienza con lo psicodramma a scuola

Lo psicodramma a scuola

“Educare”, come affermava Freud, è uno dei mestieri impossibili insieme a “curare” e “governare”

L’Istituto che ha richiesto, da parte nostra, un intervento di tipo psicologico, si è trovato in difficoltà con una classe che sembra essere penalizzata dalla precarietà degli insegnanti.  Alcuni genitori hanno sporto lamentele:  “Gli insegnanti cambiano tutti gli anni;  alcuni di loro, anche durante lo stesso anno scolastico, per vari motivi (ad esempio, una gravidanza).

Non hanno tempo sufficiente per conoscere i ragazzi, le loro difficoltà.

Nella classe sono presenti più allievi che hanno bisogno dell’insegnante di sostegno.  La loro presenza rallenta il lavoro con gli altri allievi”.

Gli insegnanti, dal canto loro, lamentano la totale assenza di regole, negli studenti:  “Sono più piccoli della loro età.  Non stanno seduti, si fanno dispetti, sono sempre pronti a puntarsi il dito contro, giocano durante le ore di lezione, non si accorgono neppure quando entra l’insegnante in classe;  occorre una buona dose di energia per attirare la loro attenzione ogni volta.  Spesso non portano ciò che è necessario per la lezione…..”.

“Nel nostro tempo l’insegnante è sempre più solo” afferma Massimo Recalcati.  E questa solitudine non riflette solo la sua condizione di precariato sociale, ma anche la rottura di un patto generazionale con i genitori.  I genitori, anziché sostenere l’azione educativa della scuola, di fronte al primo ostacolo, preferiscono spianare la strada ai loro figli, togliere gli ostacoli, evitare l’inciampo, per esempio cambiando scuola o insegnanti, insomma recriminando continuamente contro l’Altro (con l’A maiuscola per significare l’Altro della Istituzione) come fanno i loro stessi figli.

Un tempo l’alleanza tra genitori e insegnanti non era mai in discussione con il rischio (a volte) di giustificare derive autoritarie del processo educativo.  Oggi questa alleanza tende a dissolversi.  L’ostacolo della differenza generazionale e dell’insuccesso scolastico viene vissuto solo come una frustrazione da evitare.

Il quesito che si pone sempre più spesso è, ancora una volta, “come costruire una relazione soddisfacente fra Scuola, genitori, allievi?”.

 

Metodologia

 Il lavoro si è svolto nell’arco di un mese e mezzo.

Un incontro preliminare con i genitori degli allievi, uno con gli insegnanti della classe.

Poi, con l’utilizzo dello Psicodramma freudiano, quattro sedute  con i genitori, quattro con gli insegnanti e tre con gli allievi.

La nostra proposta è quella di mettere al lavoro di riflessione “soggetto per soggetto”;  quindi, valorizzando le differenze individuali mettendole in dialettica con il sapere collettivo trasmesso dal sociale.

Lo Psicodramma è un gruppo i cui partecipanti lavorano in modo particolare;  infatti, oltre che parlare, hanno la possibilità di “rappresentare”, cioè, mettere in scena, brani del proprio racconto.

Alla drammatizzazione si dà il nome di gioco che, come sappiamo dall’osservazione dei bambini (e dal fatto di esserlo stati), è una attività molto seria.  Nello psicodramma, il gioco apre a un’altra dimensione rispetto alla realtà pura e semplice.

Il gioco ha sempre delle regole;  costituisce un modo suadente per constatare che, senza regole, c’è il caos .  Lo si può definire un’azione libera, consapevole e al di fuori della vita consueta;  azione che si svolge con ordine, secondo date regole e suscita rapporti sociali.

Il gioco, nello Psicodramma, è un “operatore” in quanto mette in atto, nella forma di finzione, comportamenti diversi, ma sicuramente non improduttivi perché si producono pensieri nuovi grazie al confronto con gli altri.

Quando si gioca si fa “come se”;  si è in un’altra scena e si possono scoprire cose impreviste che il racconto non era riuscito a cogliere.

Il passaggio dal racconto al gioco costituisce lo specifico dello Psicodramma e permette di interrompere le dinamiche di gruppo, cioè l’induzione a ricoprire dei ruoli stereotipati.

Si scelgono fra i componenti del gruppo quelli/o che saranno i partner nella rappresentazione e si gioca.  Ogni volta è un mettersi in gioco in prima persona.

Nello Psicodramma si giocano solo scene avvenute nella realtà della propria storia, episodi del passato o del presente;  non vengono rappresentate fantasie o immaginazioni.  Possono essere rappresentati i sogni in quanto sono una produzione del pensiero del soggetto.

Si potrebbe anche dire che, nel gioco, il soggetto rappresenti un quadro che, molto spesso, illustra la posizione che si trova a occupare nei confronti dell’Altro, la posizione in cui si sente messo dall’Altro, da qualcuno in particolare o dagli altri della sua vita.

Si passa dall’evento vissuto nella realtà a una rappresentazione di esso che, inevitabilmente, non sarà identico a quello vissuto originariamente, soprattutto perché la persona (o le persone)  che sarà scelta per rappresentare ciò che è stato raccontato non è la stessa della realtà.  Si apre, così, la possibilità di riflettere su quanto è accaduto durante la rappresentazione, sia da parte dell’agonista (la persona che ha aperto il discorso), che da parte dell’antagonista (la persona scelta) e anche di quelli che sono stati solo spettatori.

 

Considerazioni sul lavoro svolto

 La classe è stata divisa in due gruppi simili.  Gli allievi erano troppi per formare un solo gruppo di lavoro. In ogni gruppo era presente un insegnante della classe che, tuttavia, non svolgeva la propria funzione, bensì era inserito nel gruppo come partecipante.

Per facilitarli, come normalmente si fa, sono stati proposti tre temi all’inizio di ciascuna seduta:  “Scuola”, “Amicizia”, “Famiglia”.

I genitori e gli insegnanti, invece, sono stati lasciati liberi.

In questi ultimi è presente un conflitto con le famiglie e un sentimento di frustrazione nei confronti degli allievi.  Le famiglie hanno l’impressione che la classe dei loro ragazzi sia un po’ una classe di serie B.  Ci si rimbalzano le responsabilità:  “E’ la Scuola che dovrebbe….”, “Sono i genitori che dovrebbero….”.

Durante il lavoro, non si sono verificate situazioni di impedimento allo svolgersi dello Psicodramma.

Pur essendo partiti da una condizione contrassegnata dalla inibizione, si è prodotto un lavoro di pensiero che ha aperto possibili, nuove visioni della realtà.  In particolare, si è avuta l’impressione che, lo spiazzamento di fronte a certi comportamenti degli allievi, come l’aggressività (attraverso whatsapp, insulti, minacce….), la tendenza all’isolamento, l’eccessiva emotività colta dagli insegnanti, abbiano lasciato uno spazio di curiosità.

Non si tratta di cercare un colpevole da mettere sotto accusa, né di colpevolizzarsi, bensì di intravvedere la possibilità di inventarsi una nuova modalità di relazione con l’altro.

Allora.  Gli allievi hanno avuto modo di constatare che, i compagni, se interpellati, rispondono (un’allieva si è sorpresa quando i compagni chiamati a giocare, sono stati disponibili;  un’altra è riuscita a darsi la possibilità di parlare con un compagno che la prendeva in giro e, così facendo, a stabilire un rapporto amicale…….).

Gli insegnanti stessi hanno colto la disponibilità dei colleghi a mettersi in gioco che è una manifestazione del desiderio di poter fare un buon uso del rapporto con l’altro.  I giochi hanno evidenziato la facilità a scivolare nel posto dell’altro perdendo di vista il proprio.

I genitori hanno colto una occasione di riflessione.  Non esiste la soluzione perfetta, ma esiste la propria soluzione, nuova giorno per giorno, senza pensare che sia definitiva e che sia l’altro a doverti dire come si fa.  Tutto ciò a fronte delle questioni portate nel gruppo:  “I ragazzi non ascoltano;  quando tutto sembra tranquillo e le regole acquisite, ci si rilassa un po’, ma il problema riemerge…….”.

In fondo, si tratta di non opporsi alle critiche che gli insegnanti muovono alle famiglie, le famiglie agli insegnanti, le famiglie e gli insegnanti ai ragazzi, i ragazzi agli adulti, ma di constatare che ciascuno ha le proprie ragioni e solo tenendo conto di questo ci si può inventare una risorsa che porti a un atteggiamento diverso da quello che si è sedimentato e che può rivelarsi più proficuo, nell’interesse di tutti.

La soluzione è sempre nella capacità del soggetto.